Case History / Agri Europa e Che Orto binomio vincente

In origine fu Agri Europa, la cooperativa nata nel 1991 grazie ad un gruppo di giovani intraprendenti, che avevano il proprio territorio nel cuore e tanta voglia di lavorare e mettersi in gioco. Questa scommessa è stata vinta, perché oggi Agri Europa può contare su un ventaglio produttivo davvero ampio delle tipicità locali per tutte le stagioni: Valeriana (articolo di punta prodotto per tutto l’anno); spinacio, spinacino, rucola, ravanelli, cavolo rapa, carote, rettiche, rape tonde, radice di prezzemolo e, nel periodo estivo, angurie.

Alberto Nocera

A guidarla è il presidente Alberto Nocera e conta 19 soci, colloca l’80% della produzione nella GDO europea e la rimanente parte in Italia. La superficie attiva è di circa 300 ettari per 30mila tonnellate di prodotti. Il magazzino di lavorazione si trova nel comune di Terracina mentre le superfici di produzione si estendono in 4 comuni (Terracina, Sabaudia, San Felice Circeo e Latina). «Gli obiettivi del gruppo – spiega il presidente Alberto Nocera – sono quelli di riuscire a trovare nuovi articoli per ampliare la gamma di vendita e riuscire ancor di più a soddisfare il cliente finale. Stiamo lavorando anche per la nascita di siti di produzione di articoli biologici».

A settembre 2014, Agri Europa è stata affiancata da una nuova costola Che Orto, nata per ampliare ulteriormente la rete produttiva, qualificarla e far fronte alla crescente richiesta dei canali. Elemento propulsore è la voglia di ampliare le vendite dei prodotti sul mercato europeo.

Daniele Nocera

Che Orto (24 soci, 400 ettari, 34mila tonnellate di produzione) centra l’obiettivo sotto la guida del presidente Daniele Nocera che stigmatizza così la situazione del settore: «La situazione attuale del comparto agricolo a mio avviso non è delle migliori poiché quest’anno partendo da agosto il maltempo lo ha messo a dura prova creando non poche difficoltà arrecando danni alle strutture (serre). Come se non bastasse le temperature alte hanno sfalsato tutti i programmi di produzione portando in dote un aumento della produzione. Molto più rilevante, purtroppo, è l’aumento dei costi di produzione di circa il 30% in più che ad oggi alla vendita non viene riconosciuto ai produttori. Questo perché il cliente finale (consumatore) è in difficoltà a causa degli aumenti del caro vita (energia elettrica, gas, beni di prima necessità) quindi particolarmente attento anche al carrello della spesa».